IL REGNO DI DIO SI INSTAURA CON LA SECONDA
CAPITOLO 8: IL GIUDIZIO FINALE ED IL REGNO DI DIO ETERNO. A) La vita nel Regno di Dio terreno. Non troviamo nel Nuovo Testamento descrizioni sulla vita nel Regno terreno di Dio, ma dove troviamo numerose allusioni ad esso è nell'Antico Testamento, con le descrizioni profetiche dei tempi messianici. Tutti questi testi dei profeti hanno presentato e continuano a presentare un'enorme difficoltà per gli esegeti cattolici, che si trovano nel imbarazzo per adattare gli eventi che si descrivono, che appartengono indubbiamente all'ordine terreno, al concetto che si regge solitamente, nel senso che con la seconda Venuta di Gesù Cristo rimane inaugurato un unico ed eterno Regno celestiale popolato per tutta l'umanità redenta e resuscitata. Invece, è di una semplicità estrema l'interpretazione di queste stesse scene profetiche quando li riferiamo al Regno di Dio terreno o Regno Millenario che abbiamo descritto, considerando ovviamente che il popolo di Dio del quale si parla è il Nuovo Israele, o nuovo popolo di Dio, conformato per la Chiesa. Le profezie che troviamo aprono un panorama diafano e pieno di speranza, facendoci pensare che il desiderio di un mondo migliore, dove imperano la pace e la giustizia, non è un'utopia strampalata nata da menti che si trovano fuori della realtà, ma è qualcosa di molto concreto che Gesù Cristo vuole regalare alla sua Chiesa ed a tutti gli uomini della terra. C'affacceremo ora ad alcune di queste visioni profetiche, applicabili senza dubio al Regno di Dio terreno: Isaia 65,19-25: “Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza; poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. Non fabbricheranno perché un altro vi abiti, né pianteranno perché un altro mangi, poiché quali i giorni dell'albero, tali i giorni del mio popolo. I miei eletti useranno a lungo quanto è prodotto dalle loro mani. Non faticheranno invano, né genereranno per una morte precoce, perché prole di benedetti dal Signore essi saranno e insieme con essi anche i loro germogli. Prima che mi invochino, io risponderò; mentre ancora stanno parlando, io già li avrò ascoltati. Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come un bue, ma il serpente mangerà la polvere, non faranno né male né danno in tutto il mio santo monte». Dice il Signore.”
Ci sarà lunga vita, poiché si raggiungeranno facilmente i cento anni, qualcosa di molto raro nell'epoca di Isaia, ma che ora sappiamo che è perfettamente possibile. Nella mentalità dell'epoca significa anche che non ci sarà né violenza né guerre, né neanche fame e povertà, tutte cause principali delle morti premature. Non avranno lavori ed occupazioni dove il beneficio sia solamente per alcuni pochi poderosi, ma ogni persona godrà del suo proprio sforzo, che lo provvedrà un'abitazione degna e l'alimento necessario. I figli saranno realmente una benedizione, perché tutta sarà speranza per essi, poiché li accompagnerà sempre la benedizione di Dio. Perfino la natura e gli animali accompagneranno in qualche modo la pace ed armonia che esisterà in tutta la creazione. Isaia 11,5-9: “Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare.” Si presenta qui l'immagine di una pace paradisiaca, dove l'armonia tra l'uomo ed i suoi simili, e quella dell'uomo con la natura, rotta per la ribellione della creatura contro Dio, è ristabilita. Sono la pace e la giustizia messianiche, cantate anche per il salmista: "Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo” (Salmi 84,11-12). Ezechiele 36,8-14: “E voi, monti d'Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo d'Israele perché sta per tornare. Ecco infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati. Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta la gente d'Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite. Moltiplicherò su di voi gli uomini e gli armenti e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore. Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli. Così parla il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo, ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio.” La terra non sarà oramai ostile come lo fu durante la gran tribolazione,con tutti i terremoti e catastrofi naturali, che devono rimanere ancora come un ricordo fresco negli spaventati sopravvissuti, ma tutto sarà propizio affinché ci siano frutti abbondanti e la natura offra agli uomini la fecondità del suo suolo. Le città diroccate saranno popolate nuovamente, ed a poco a poco si riedificherà tutto quello perso nella distruzione, benché senza dubbio il mondo sarà in qualche modo differente. Amos 9,13-15: “Ecco, verranno giorni, - dice il Signore - in cui chi ara s'incontrerà con chi miete e chi pigia l'uva con chi getta il seme; dai monti stillerà il vino nuovo e colerà giù per le colline. Farò tornare gli esuli del mio popolo Israele, e ricostruiranno le città devastate e vi abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto. Li pianterò nella loro terra e non saranno mai divelti da quel suolo che io ho concesso loro, dice il Signore tuo Dio.” In questo brano di Amos anche troviamo la figura della ricostruzione di tutto quello devastato, e che ogni uomo riceverà il frutto del suo lavoro e non sarà ingiustamente spogliato di esso. Il sfondo di tutte queste profezie è che finalmente gli abitanti del Regno Messianico possiederanno la terra, cioè, non ci sarà oramai sfruttamento dell'uomo per l'uomo, e tutti avranno una vita degna come figli di Dio. Necessariamente queste immagini profetiche fanno risuonare nella nostra memoria la descrizione della prima comunità cristiana che troviamo nei Atti degli Apostoli:
Atti 2,42-47: “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.” Atti 4,32-37: “La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa «figlio dell'esortazione», un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.” Non è molto più quello che possiamo trovare nelle Scritture sul Regno di pace che instaurerà il Messia, ma è sufficiente per permettere che ci affaciamo a questo tempo di ineguagliabile pace, giustizia e carità, dove la santità fiorirà ed il nome di Dio sarà lodato per la sua gloria. B) Il destino di coloro che muoiono in questo Regno terreno. Abbiamo visto che con la Parusia di Cristo si produce la resurrezione dei santi, che insieme al Signore regnano nella Gerusalemme celestiale. Come vedremo nel punto "D" di questo capitolo, l'Apocalisse situa la resurrezione del resto dei morti al momento del Giudizio Finale, nel tempo della fine del mondo. Le anime di questi morti staranno evidentemente nel frattempo in due luoghi o stati, come se l'ami considerare: *Quelli che si salveranno, nel Purgatorio. *I dannati, nell'Inferno. Questa è la situazione che troviamo all'inizio del Regno di Dio terreno. Bensì man mano che trascorra la sua storia, gli uomini moriranno, e, d’accordo a tutto quello esposto fino ad ora, possiamo prospettarci le seguenti ipotesi sul suo destino dopo la morte: a) I santi rapiti che ritornarono con Cristo alla terra nella Parusia:
Vedemmo più sopra che esistono ragioni molto chiare per pensare che questi santi riceverono la confermazione in grazia, cioè, non si condanneranno oramai, perché non cadranno in peccato mortale. Nel caso che muoiano senza peccati né colpe per purgare, è logico pensare che andranno direttamente al cielo, per quello che dovrebbero ricevere la resurrezione in forma immediata, poiché la Gerusalemme celestiale sarà già solamente un Regno composto per risuscitati. b) I santi che sorgeranno nel Regno di Dio terreno. Il resto dei santi, tanto quelli che abbiano raggiunto questa meta per la sua costanza nelle tribolazioni dei tempi del fine, come quelli che arriveranno alla perfezione cristiana durante il Regno Milleniale, sarebbe anche logico pensare che, alla sua morte, dovrebbero arrivare al cielo, sperimentando la sua immediata resurrezione (non confondere questa ipotesi con le teorie moderne dei protestanti che negano, nell'attuale tappa della Chiesa previa alla Parusía, l'escatologia intermedia dell'anima separata, affermando che per ogni uomo la resurrezione succede nel momento della propria norte). c) Quelli che muoiano in grazia di Dio. Invece, quelli che arrivino alla morte stando in grazia, ma imperfettamente purificati, dovranno passare per la necessaria purificazione prima di potere entrare al cielo, per quello che il suo destino,
almeno temporario, dovrebbe risultare il Purgatorio. In questo caso potrebbero esistere due possibilità distinte: *Le anime rimarrebbero nel Purgatorio fino al momento del Giudizio Finale, così come starebbero le anime dei morti che non presero parte della prima resurrezione. *Le anime uscirebbero dal Purgatorio una volta completata la sua purificazione, ed al arrivare al cielo dovrebbero ricevere l'immediata resurrezione. Questa ultima alternativa sembrerebbe essere la più probabile, poiché sappiamo che esiste la dottrina di pregare per le anime del Purgatorio ed offrire suffragi per esse, affinché si completi quanto prima sia possibile la sua purificazione. Cioè, la maggioranza dei teologi ammettono che la durata delle pene del Purgatorio è differente, poiché il reato contratto per ogni anima è differente. Indubbiamente c’è ancora molto per discernere e studiare in tutta questa questione, per quello che non andiamo oltre questa sintesi orientativa. C) La liberazione di Satana e la battaglia finale. Il Libro dell'Apocalisse, culminando il famoso Capitolo XX, ci segue descrivendo gli avvenimenti che succederanno all'instaurazione del Regno millenario di Cristo nella terra: Apocalisse 20,7-10: “Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magòg, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d'assedio l'accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.” In questi quattro versetti di molta intensità, vediamo gli avvenimenti che succederanno terminando il periodo simbolico dei "mille anni." Ci sarà un avvenimento commovente: l'Avversario dell'uomo, Satana, sarà liberato della prigione dove era stato incatenato per un Angelo poderoso (20,1-3). Misteriosa e spaventosa rivelazione, che produce un freddo mortale quando accettiamo la possibilità della sua realizzazione, poiché è come un temibile strepito che scuote la calma e la pace imperante nel Regno di Dio terreno. Tornerà a sorgere la tentazione diabolica tra gli uomini, magari aiutata per un tempo in cui la fede cristiana avrà cominciato a raffreddarsi nuovamente, stando già molto lontano nella storia e nella memoria tutto quello successo nella Parusía del Signore. Questa seduzione di Satana ai popoli per tornare a formare un esercito col quale affrontare ai santi e la città amata Gerusalemme (la Chiesa), si dirige specificamente a due popoli denominati "Gog" e "Magòg" che rappresentano ai regni e popoli anticristiani. Troviamo una fonte biblica molto chiara di questo testo, nel passaggio dei capitoli 38 e 39 di Ezechiele. Il profeta ha esposto nei capitoli anteriori la visione della restaurazione dell'Israele, che stava come morta, con le sue ossa secche esposte al sole, rivivendo ed alzandosi. Inoltre profetizza l'unione di tutto il popolo di Dio, Israele e Giudá, cioè, delle dodici tribù che compongono l'Israele completo. Avranno un solo re, il Messia discendente di Davide, che sarà il suo unico Pastore, chi stabilirà un'alleanza di pace eterna con quel popolo. Vediamo la profezia: Ezechiele 38,1-8: “Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo, volgiti verso Gog nel paese di Magòg, principe capo di Mesech e Tubal, e profetizza contro di lui. Annunzierai: Dice il Signore Dio: Eccomi contro di te Gog, principe capo di Mesech e Tubal, io ti aggirerò, ti metterò ganci alle mascelle e ti farò uscire con tutto il tuo esercito, cavalli e cavalieri tutti ben equipaggiati, truppa immensa con scudi grandi e piccoli, e tutti muniti di spada. La Persia, l'Etiopia e Put sono con loro, tutti con scudi ed elmi. Gomer e tutte le sue schiere, la gente di Togarmà, le estreme regioni del settentrione e tutte le loro forze, popoli numerosi sono con te. Sta' pronto, fa' i preparativi insieme con tutta la moltitudine che si è radunata intorno a te: sii a mia disposizione. Dopo molto tempo ti sarà dato l'ordine: sul finire degli anni tu andrai contro una
nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d'Israele, rimasti lungamente deserti. Essa rimpatriò dalle genti e tutti abitano tranquilli.” Gog è un principe che comanda un esercito immenso e ben equipaggiato ed allenato disposto per la distruzione, ma che non ha il permesso divina per operare, il suo azionare si trova ostacolato ("ti metterò ganci alle mascelle"). Questa situazione ricorda chiaramente il periodo in che Satana è incatenato e paralizzato di agire durante il millennio. L'esistenza della Chiesa del regno Milleniale è descritta accuratamente in questa profezia: "una nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d'Israele". Sarà alla fine del mondo che queste forze nemiche dei santi saranno lanciate: "dopo molto tempo" e "sul finire degli anni tu andrai contro una nazione che è sfuggita alla spada” Quella sarà l'ordine che Dio gli darà a Gog: Ezechiele 38,14-16: “Perciò predici, figlio dell'uomo, e annunzia a Gog: Così dice il Signore Dio: In quel giorno, quando il mio popolo Israele dimorerà del tutto sicuro, tu ti leverai, verrai dalla tua dimora, dagli estremi confini del settentrione, tu e i popoli numerosi che sono con te, tutti su cavalli, una turba grande, un esercito potente. Verrai contro il mio popolo Israele, come un nembo per coprire la terra. Sul finire dei giorni io ti manderò sulla mia terra perché le genti mi conoscano quando per mezzo tuo, o Gog, manifesterò la mia santità davanti ai loro occhi.” Questi avvenimenti si produrranno senza nessun dubio alla fine del mondo ("sul finiré degli anni”), e, senza saperlo, Gog sarà lo strumento che Dio utilizzerà per mostrare il suo potere e santità, ostacolando che si realizzino i piani di questo terribile nemico del cristianesimo, che non potrà arrivare neanche a toccare la Città Santa. È molto interessante vedere come questa visione profetica di Ezechiele presenta l'azionare della tentazione di Satana, liberato della sua reclusione, su Gog, spingendo le sue ansie di potere e le sue macchinazioni, ed agendo, della stessa forma che altre volte, come il "idiota utile" di Dio. Ezechiele 38,10-12: “Dice il Signore Dio: In quel giorno ti verranno in mente dei pensieri e concepirai progetti malvagi. Tu dirai: Andrò contro una terra indifesa, assalirò genti tranquille che si tengono sicure, che abitano tutte in luoghi senza mura, che non hanno né sbarre né porte, per depredare, saccheggiare, metter la mano su rovine ora ripopolate e sopra un popolo che si è riunito dalle nazioni, dedito agli armenti e ai propri affari, che abita al centro della terra.” Il Signore, nella profezia, assicura la sconfitta di Gog, che si produrrà in mezzo a cataclismi, e specialmente per la caduta di fuoco e zolfo sulle sue forze: Ezechiele 38,19-22; 39,4-6: “Nella mia gelosia e nel mio furore ardente io vi dichiaro: In quel giorno ci sarà un gran terremoto nel paese di Israele: davanti a me tremeranno i pesci del mare, gli uccelli del cielo, gli animali selvatici, tutti i rettili che strisciano sul terreno e ogni uomo che è sulla terra: i monti franeranno, le rocce cadranno e ogni muro rovinerà al suolo. Contro di lui, per tutti i monti d'Israele, chiamerò la spada. Parola del Signore Dio. La spada di ognuno di essi sarà contro il proprio fratello. Farò giustizia di lui con la peste e con il sangue: farò piovere su di lui e le sue schiere, sopra i popoli numerosi che sono con lui, torrenti di pioggia e grandine, fuoco e zolfo. Tu cadrai sui monti d'Israele con tutte le tue schiere e i popoli che sono con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d'ogni specie e alle bestie selvatiche. Tu sarai abbattuto in aperta campagna, perché io l'ho detto. Oracolo del Signore Dio. Manderò un fuoco su Magòg e sopra quelli che abitano tranquilli le isole: sapranno che io sono il Signore.” Troviamo così nel passaggio di Ezechiele il correlato del racconto dell'Apocalisse, dove scende dal cielo un fuoco divoratore ed annichilisce a Gog e Magog ed i suoi eserciti. È sommamente importante questo testo profetico dell'Antico Testamento che rimane rivelato alla luce dell'esistenza del Regno di Dio terreno, poiché precisamente afferma la sua esistenza ("una nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d'Israele"), e che alla fine di un lungo periodo sopravverrà la distruzione della terra per il fuoco. Sarà allora il momento che Satana ritornerà definitivamente all'inferno, insieme a tutti i dannati, dove rimarrà per tutta l'eternità:
Apocalisse 20,10: “E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.” Nel Nuovo Testamento troviamo un altro passo chiave su questi avvenimenti della fine del mondo, che anche ha provocato molti mal di testa agli esegeti che hanno tentato di adattare la sua descrizione ad una simultaneità della Parusia col Giudizio Finale: 2 Pietro 3,3-13: “Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni e diranno: «Dov'è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione». Ma costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio; e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì. Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi. Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno! E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia.” Troviamo negli empi una miscredenza circa la Parusia, e come il tempo passa e niente succede, si beffano di quelli che sostengono che "un giorno ritornerà Cristo." Ma l'autore della Lettera insiste che la promessa si realizzerà a tempo debito, nel momento che nessuno l'aspetterà, poiché i cieli e la terra attuali sono destinati alla distruzione nel Giorno del Signore. In questo passo appare un'interpretazione molto importante riguardo precisamente al "Giorno del Signore” o "Giorno dell'ira del Signore": questo "giorno" non corrisponde, ovviamente, alla durata di un giorno secondo il calendario degli uomini, ma è un periodo di tempo lungo, che si può definire di una durata di mille anni, secondo la misura umana del tempo. È esattamente la durata che da' l'Apocalisse del Regno di Dio terreno! La nostra conclusione è che "il Giorno" ha la durata che avrà il millennio, lasso durante il quale si eseguirà il giudizio di Cristo, che comprenderà allora a tutti gli avvenimenti che trascorrano tra la sua manifestazione visibile al mondo, la Parusia, e l'annichilimento materiale del mondo, il Giudizio Finale e l'instaurazione eterna dell'unica Nuova Gerusalemme. È cosicché con questa chiave possiamo capire chiaramente la spiegazione dei versetti 12 e13: i cieli e la terra si brucieranno, fonderanno e dissolveranno alla fine del "Giorno di Dio" che comincia con la seconda Venuta, dando luogo all'apparizione dei "nuovi cieli e una nuova terra", dove abiterà la giustizia perfetta per tutta l'eternità. Possiamo trovare una conferma a questa esegesi in un scritto di San Paolo, nella Seconda Lettera a Timoteo 4,1, in base al testo di alcuni traduzioni: Bibbia di Gerusalemme: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione (“epifania”) e il suo regno” Bibbia di Straubinger: “Ti sconcongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che giudicherà a vivi e morti, tanto nella sua manifestazione ("epifanía"), come nel suo regno”. A partire da questo passo si capisce molto bene che il giudizio di Cristo Gesù ai vivi ed i morti si svilupperà tanto per la sua Manifestazione o Seconda Venuta come per il tempo dal suo Regno, quello che coincide totalmente con la nostra interpretazione.
Altre traduzioni, come la Bibbia del Popolo di Dio (Argentina) e la Bibbia dell'America Latina traducono: "Io ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che deve giudicare ai vivi ed i morti, ed a nome della sua Manifestazione e del suo Regno”. Si interpreta qui che lo scongiuro di Paolo è non solamente per la presenza di Dio e di Gesù Cristo, ma si aggiungono altri due motivi per la scongiur: la Manifestazione di Cristo ed il suo Regno. Tuttavia questa interpretazione non sembra molto solida, poiché questi due motivi addizionali danno l'impressione di essere ridondanti di fronte all'invocazione di Dio e Gesù Cristo, che comprendono tutto il resto. Con questa argomentazione si elimina la denominazione di "Venuta Intermedia" di Gesù che è sorta negli ultimi anni, specialmente nell'ambito di teologi italiani. È senza dubbio molto ben trovata la posizione che espone questa dottrina (vedere il nostro studio "La Venuta Intermedia di Gesù: analisi su questa dottrina"), in quanto all'instaurazione di un Regno terreno dopo la Parusia di Gesù ("Venuta Intermedia"). Ma nel nostro sviluppo sosteniamo che c'è solamente una Venuta di Gesù Cristo nella Parusia, dopo della quale il Signore regna nel suo Regno (tanto nel terreno come nel celestiale), durante tutto il periodo di tempo denominato "il millennio", finito il quale arriverà il Giudizio Finale e la fine del mondo, senza che sia necessaria una nuova "Venuta", poiché fino a lì tutto quello che succeda sarà effetto della Parusia. Di questa maniera prende un senso molto chiaro quell'espresso in questo passo della Seconda Lettera di Pietro, che risulta completamente in armonia con la rivelazione profetica dell'Antico Testamento, in questo caso di Ezechiele, e con quella dell'Apocalisse, nei passi che studiamo in precedenza. D) Il Giudizio Finale Universale. C'affacceremo ora alla contemplazione del magno atto della sovranità di Dio che conosciamo come il Giudizio Finale. La realtà di questo giudizio, con caratteristiche di universale è una verità di fede divina e cattolica definita, che stabilisce che Dio, attraverso Cristo, sarà il giudice di vivi e di morti, secondo le innumerabili definizioni del Magistero della Chiesa. In questo Giudizio compariranno tutti gli uomini resuscitati, per rendere conto dei suoi atti e ricevere il premio o la punizione eterna. Noi sosteniamo che il giudizio comincia con la Parusia del Signore e finirà con la fine del mondo, secondo gli avvenimenti che subito vedremo. Il Libro dell'Apocalisse presenta con figure di gran plasticità questo avvenimento che culminerà la storia dell'umanità: Apocalisse 20,11-15: “Vidi poi un grande trono bianco e Colui che sedeva su di esso. Dalla sua presenza erano scomparsi la terra e il cielo senza lasciar traccia di sé. Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.” "Colui che è seduto nel trono bianco" può essere Dio Padre, o magari, Egli e Cristo insieme, come definisce Apoc. 22,3, che presenta "il trono di Dio e l'Agnello." La terra ed il cielo conosciuti sparirono, come vedemmo nel punto anteriore, fusi ed annichiliti per il fuoco che discese dal cielo. Nella visione di Giovanni appaiono in primo luogo "i morti, grandi e piccoli" che stanno "ritti davanti al trono." L'espressione "ritti" o “stare in piedi” ha sempre nell'Apocalisse una connotazione di risuscitato (cf. 5,6, l'Agnello resuscitato, o 7,9, i santi risuscitati). Menziona il testo che "furono aperti dei libri" e che "dopo fu aperto un altro libro che è quello della vita." Ma i morti ai quali si sta riferendo in primo luogo "vennero giudicati secondo quello scritto nei libri, ciscuno secondo le sue opere." Cioè, questi morti che resuscitano, soffrono il giudizio secondo
"quei libri", secondo le buone opere realizzate nella sua vita, e non secondo “il libro", della vita che si userà per giudicare alle altre categorie di morti che si descriveranno nei seguenti versetti. Chi sono questi "morti grandi e piccoli?" Nella nostra opinione sono i santi che stavano nella Città Amata, quando discese fuoco dal cielo. Cioè, questi santi muoiono e resuscitano immediatamente, e secondo le sue opere, che determineranno la sua statura spirituale o santità, grande o più piccola, ricevono tutti il premio della vita eterna, con un grado di gloria concorde ai meriti di ognuno. Un altro testo della Scrittura che ci mostra gli elementi che abbiamo visto anteriormente è di San Paolo: 1 Corinzi 3,7-15: “Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Non c'è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.” San Paolo si riferisce agli "collaboratori di Dio", gli apostoli come egli e quelli che li accompagnano, come il caso di Apollo, a chi si riferì in versetti anteriori. Hanno tutte distinte funzioni, secondo la vocazione che Dio ha dato ad ognuno; in questo caso Paolo si mette come esempio di chi inizia un'opera che altri continueranno, come nuovi servitori di Dio nella Chiesa. L'opera apostolica di ognuno sarà più o meno solida, più o meno preziosa, secondo la statura spirituale e l'attaccamento alla verità di ognuno, quello che si esemplifica con la varietà di materiali, dai più nobili e resistenti, come l'oro, l'argento e le pietre preziose, fino ai meno resistenti e grossolani, come il fieno e la paglia. Definito questo principio generale, Paolo ci trasporta al "Giorno del Signore, al momento del Giudizio Finale, dove gli ipotetici evangelizzatori saranno sottommessi al fuoco, che proverà la qualità della sua opera. È esattamente quello che esprime il passio finale del capitolo 20 dell'Apocalisse visto sopra. Ed osserviamo qualcosa di molto importante: la qualità del collaboratore di Dio sarà provata, e tutti si salveranno, tanto quelli che edificarono con oro come quelli che lo fecero con paglia, benché i primi ricevessero una ricompensa particolare. Diremmo che saranno "i grandi" nel cielo, quelli che otterranno una maggiore portata di gloria eterna. Secondo tutto quello esposta, crediamo che questo testo di Paolo esprima la stessa realtà che sosteniamo: i santi vivi, alla fine del mondo, quegli accampati alla Gerusalemme terrena, Città Santa, moriranno, resusciteranno e tutti saranno redenti, benché riceveranno un differente grado di gloria eterna. Seguendo col passo dell'Apocalisse visto in ultimo termine, appaiono dopo altre categorie di morti: *Quelli che sono restituiti per il mare che li custodiva. *Quelli che restituisce il Hades (inferí). *Quelli che restituisce la morte. Troviamo qui l'enunciazione di tutti gli uomini morti nel corso della storia dell'umanità, esclusi i santi che presero parte della prima resurrezione, i santi che dopo morirono ed anche resuscitarono (vedere punto B.b e c.) ed i santi vivi al momento della distruzione della terra che abbiamo menzioniato.
Si presenta a questi morti acchiappati nel mare, che biblicamente simbolizza i domini del male (è di dove sorge la Bestia dal mare, l'Anticristo), e nei domini della Morte e del inferno (Hades o Sheol), il luogo dei morti secondo la dottrina ebrea. Ricordiamo che la Morte ed il Hades sono rispettivamente il cavaliere del quarto cavallo dei sigilli dell'Apocalisse, e chi gli segue, quelli che raccolgono le vittime delle guerre, la fame, le pesti e le catastrofi naturali. Tutti essi saranno giudicati secondo l'altro libro, il Libro della Vita, per la sua salvazione, o per vivere la morte seconda, la dannazione eterna, insieme al Diavolo, la Bestia, il Falso Profeta, la Morte ed il Hades, nel lago di fuoco (inferno). Questo è il momento della fine del mondo, dove tutto rimarrà consumato e dove finalmente avrà perfetto compimento il proposito eterno del Padre creando l'umanità. San Paolo presenta in forma magnifica questo momento, mostrando con chiarezza gli avvenimenti che precedono questa fine: 1 Corinzi 15,21-28: “Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.” Si intende di generale che Paolo si riferisce qui esclusivamente ai cristiani morti, ed espone un "ordine" di resurrezione, che abbraccia l'azione di Gesù Cristo tra la sua prima Venuta e la fine del mondo. In primo luogo, come primizia, resuscita Cristo dopo la sua morte di croce, quello che assicura nei cristiani la fede nella sua propria resurrezione: 1 Corinzi 15,13-14: “Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.” In secondo termine si produrrà la resurrezione dei santi, "quelli che sono di Cristo", quando arrivi il tempo della sua Seconda Venuta, la Parusia, come lo studiamo nel Capitolo 5.B. Poi verrà la fine, che si definisce in questo passo come il momento in che Cristo abbia abbattuto ogni nemico, ogni potere avverso, essendo l'ultimo la stessa morte. È precisamente il tempo in che, secondo il testo dell'Apocalisse visto anteriormente, "la Morte e glil inferi furono gettati nello stagno di fuoco." Paragoniamo quello detto prima con un'altra espressione di San Paolo: Efesini 1,18-23: “Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, i ogni potenza e dominazione di ogni altro nome che si possa nominare on solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.” Al presente secolo ("eone", vedere capitolo 7) esistono potenze angeliche opposte a Dio (Principati, Autorità, Potenze e Dominazioni), rispetto alle quali Cristo sta al di sopra, ma saranno anche presenti nel "eone" venturo, che corrisponde al Regno di Dio, tanto nella sua fase terrena come nella celestiale. Sarà in quello "eone" che il Signore dominerà queste Potenze e Principati, e le "sottometterà ai suoi piedi", ed allora, al iguale che l'espressione di 1 Corinzi 15,28, “Dio sarà tutto in tutti." Così ci troveremo nell'ora in che Cristo avrà finito di regnare nella terra, poiché avrà “sottomesso a tutti i nemici ai suoi piedi." Come indicano alcuni esegeti cattolici, il Regno che Gesù consegnerà al Padre deve intendersi di senso militare, attivo e combattivo, allo stile del "imperium" che si dava ai
generali romani quando dovevano fare una campagna, che deponevano quando vincevano e celebravano il trionfo. Questo è il Regno Messianico che, combattivo e vittorioso, ottiene la sua finalità concreta: stabilire il Regno di Dio Padre nel mondo. Quando questo regno si sia stabilito per mezzo del trionfo definitivo sulle potenze del male, il Regno o "imperium" messianico cesserà ed allora sarà consegnato al Padre. Finisce San Paolo esprimendo una frase di profondo senso teologico, che condensa in forma magnifica quello che rappresenterà il Regno di Dio eterno: "Dio sarà tutto in tutti." E) La discesa della Nuova Gerusalemme Celestiale. Come presenta il libro dell'Apocalisse l'instaurazione del Regno di Dio dopo la fine del mondo terreno? Con la figura della Nuova Gerusalemme, la Città Santa, come la descrive nel capitolo 21,1-8 e 22,1-5, che abbiamo identificato con la Chiesa Celestiale. Questo testo l'analizzammo già nel Capitolo 7.A.1., nel suo paragone con la descrizione della Gerusalemme terrena che contiene il passo di 21,9-27, dove stabilimmo con chiarezza che si tratta di due realtà distinte, ma con lo stesso simbolismo: la Chiesa di Cristo. La Chiesa terrena si descrive come "la città santa, Gerusalemme", ed anche come "la fidanzata, la sposa dell'Agnello", e la visione mostra che "scendeva dal cielo, da Dio", quello che corrisponde al ritorno alla terra dei santi rapiti e sollevati “nell’aria”, che accompagnano Gesù Cristo nella Parusia. Invece, la Chiesa celestiale, esistente da sempre, perché è la dimora di Dio, che fin dalla resurrezione di Gesù Cristo accoglieva le anime dei santi, tanto quelli dell'Antico Testamento, ai quali Gesù andò a cercare al "Sheol", come quelli dell'epoca cristiana, e che con la Parusia accoglie ai santi gi`risuscitati, è anche descritta come “una sposa adorna per il suo sposo", ma se la differenzia dalla Gerusalemme terrena chiamandola "la Città Santa, la Nuova Gerusalemme." Perchè questa citta è nuova? Perchè l’obbietivo per il quale la nuova Gerusalemme scende dal cielo, e quello di occupare il posto che lasciò il Regno di Dio terreno dopo della sua sparizione consumato per il fuoco inviato dal cielo, che è precisamente il significato dell’espressione "la terra e il cielo erano scomparsi”, o, come dice 20,11, "il cielo e la terra fuggirono dalla sua presenza senza lasciar tracia." Per quel motivo la visione della Nuova Gerusalemme è presentata nel suo inizio con la frase "vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra." Questo è quello che c'evidenziano i due primi versetti del capitolo 21 dell'Apocalisse. Quindi segue la descrizione di questa Chiesa celestiale che analizziamo in dettaglio nel Capitolo 7. In questo modo si avrà terminato di completare la grandiosa assemblea celestiale che Giovanni aveva potuto vedere dall'inizio delle sue visioni, come lo descrive in 7,9-17, e che nella sua pienezza eterna rimane magnificamente descritta nella risonanza gloriosa di questi versetti: Apocalisse 22,3-5: “E non vi sarà più maledizione. Il trono di Dio e dell'Agnello sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno; vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli.” Che tutto quello che abbiamo visto c'ispiri il desiderio bruciante del ritorno di nostro Signore Gesù Cristo, affinché stabilisca il suo Regno tra noi, che implica che dobbiamo unirci col nostro massimo fervore alla preghiera della Chiesa guidata per lo Spirito Santo: "Lo Spirito e la Sposa dicono: «Vieni!» E chi ascolta ripeta: «Vieni!»” (22,17) La risposta sarà per noi la stessa con la quale culmina la Bibbia: "Colui che attesta queste cose dice: «Sì, verrò presto!». Amen. Vieni, Signore Gesù!” (22,20).
Ingénieur Génie Electrique Après avoir préparé un doctorat en génie électrique en partenariat avec une entreprise (SEGULA TECHNOLOGIEAUTOMOTIVE), une école doctorale (SPIM) et une école d'ingénieur (UTBM), j'ai intégré le groupe Fives commeingénieur automaticien. Mon parcours m'a permis de développer des compétences en électricité aussi bien dans le bâtiment que dansl’alime
China Biotech In Review: Chindex Buys Israeli Laser Company For $240 Million Shanghai Fosun Pharma (SH: 600196; HK: 02196), Chindex (NSDQ: CHDX) and a private equity partner willspend up to $240 million to buy 95.6% of an Israeli medical device company, Alma Lasers (see story). Alma,which had revenues of about $100 million last year, makes lasers and other products, primarily for aestheticp