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DIZIONARIO DEI CONCETTI BIBLICI
Alleanza
Il significato della parola ebraica corrispondente è molto ricco: impegno, patto, accordo, trattato, obbligo. Tutti questi termini sono stati usati, nella nostra traduzione, per esprimere, nei diversi casi, il significato della parola ebraica, la quale vuole indicare il legame che Dio, di sua propria iniziativa, stabilisce: − con l'intera umanità nella persona di Noè (Genesi 9,9-17); − con una persona, come Abramo (Genesi 15,18) o Davide (salmo 89,4-5); − con il popolo d'Israele (Esodo 19,5-6); − e, infine, con tutti quelli che credono in Gesù Cristo (Marco 14,24; ecc.). Quest'ultima è la "nuova alleanza" predetta dai *profeti (ad esempio, Geremia 31,31) e compiuta nella morte La parola usata nell'antica traduzione greca per indicare l'alleanza ha dato origine, prima in latino poi in italiano, al termine Testamento, da cui derivano le espressioni Antico e Nuovo Testamento. Così il concetto di alleanza viene applicato all’intera Bibbia. Una specie di tavola, di solito in pietra, sulla quale si offrono i *sacrifici a Dio. A Gerusalemme venivano usati due altari: l'altare dei profumi o dell'incenso (Esodo 30,1-10), situato nella sala centrale del *tempio, e l'altare dei sacrifici (Esodo 27,1-7), situato davanti all'edificio. Gli angoli superiori dell'altare, alquanto sporgente (Esodo 27,2), erano considerati la parte più sacra. Parola ebraica che significa "così è e sono d’accordo". Si può anche tradurre con "veramente", "certamente", "sicuramente". In Apocalisse 3,14 è usato come titolo per indicare il Cristo. Questa parola deriva dal greco e, come il vocabolo ebraico corrispondente, significa messaggero, inviato. Parlando di angeli, la Bibbia dice che cosa fanno e non tanto che cosa sono. Nei testi più antichi dell'Antico Testamento, quando si dice Angelo del Signore (o, talvolta, Angelo di Dio), si indica probabilmente Dio stesso in quanto entra in relazione con l'uomo (v., ad esempio Genesi 16, 7-14; Altre volte si parla di esseri che sono presso Dio, lo lodano ed eseguiscono i suoi comandi. Soprattutto nel periodo dopo l'esilio si sviluppa una concezione più elaborata sugli angeli: essi sembrano ordinati in gerarchie, alcuni di loro hanno un nome (ad esempio "Gabriele" in Daniele, 9,21), altri sono considerati protettori dei popoli (v. Daniele 10,20-21). Anche nel Nuovo Testamento gli angeli sono messaggeri di Dio (Luca, 1,26-38; Matteo 13,49: 18,10; ecc.). In alcuni passi (es. Apocalisse 9,11) si parla di angeli del mondo sotterraneo. Nell'Antico Testamento gli anziani sono i capi delle famiglie e dei gruppi di famiglie che formano le tribù. Gli anziani di una stessa città formano un consiglio responsabile che dirige la città e amministra la giustizia. Gli anziani sono i custodi della tradizioni. Spesso il nome indica la funzione e, non sempre, l'età avanzata di chi la esercita. Per questo talvolta questa traduzione li chiama responsabili, capi, ecc. Nel Nuovo Testamento si possono distinguere tre gruppi differenti che vengono chiamati anziani, o 1) Nei vangeli sono persone che hanno un compito di responsabilità nella comunità degli Ebrei. Alcuni di loro fanno parte del consiglio chiamato Sinedrio o tribunale supremo. 2) Negli Atti degli Apostoli (cc. 11-21) e in alcune lettere sono quei cristiani che hanno una responsabilità 3) Nell'Apocalisse, 24 anziani fanno parte della corte di Dio in cielo, forse come rappresentanti del popolo di Apostolo
Un discepolo del gruppo deii dodici che Gesù scelse per preparali in modo particolare e per mandarli ad annunziare il suo messaggio. Questa parola significa "inviato" e nel Nuovo Testamento è usata anche per Paolo e altri cristiani impegnati a diffondere la fede (Atti degli Apostoli 14,15). Arca dell'alleanza
E' chiamata anche arca di Dio (o del Signore). Si tratta di un cofano o cassetta di legno rivestito d'oro. E' descritta in Esodo 25,10-22. Veniva trasportata a spalla con l'aiuto di bastoni fissati nei quattro anelli degli angoli. Prima della monarchia accompagnava le truppe degli Israeliani nelle loro battaglie. Fu portata a Gerusalemme da Davide e collocata da Salomone nel luogo santissimo del *tempio. Probabilmente fu distrutta o asportata quando i Babilonesi conquistarono Gerusalemme nel 587. Il coperchio aveva un ruolo importante nei riti di *purificazione (Levitico 16,12-15) ed era sormontata da due figure di esseri alti, i cherubini. L'arca conteneva le due tavole della *legge (Esodo 25,16; 40, 20; v anche Ebrei 9,4). Per gli Israeliti rappresentava il trono di Dio sulla terra, ed era, quindi, il simbolo della sua presenza (Numeri 10,33-36; 1, Samuele 4,3-8; Salmo 132,8). Aspersione - aspergere - asperso
E' un rito di purificazione che si faceva con il sangue, per esempio nella stipulazione dell' *alleanza (Esodo 24,3-8), con l'olio, per esempio nella consacrazione sacerdotale (Levitico 8,30) e con l'acqua, per esempio nel rito di espiazione (Numeri 19, 11-22). Per farlo si usava la pianta di issopo, i cui ramoscelli servivano appunto per aspergere i fedeli in occasione di alcune feste (Levitico 14, 4-7). Assemblea
Nell'Antico Testamento la parola ebraica indica la comunità dei figli d'Israele convocati per un atto religioso, spesso culturale (v. Deuteronomio 23; 1 RE 8; Salmo 22,26). Descrive la comunità liturgica d'Israele al tempo del deserto, al tempo dei re e nel postesilio. Nel Nuovo Testamento la parola greca corrispondente è quasi sempre tradotta con i termini "chiesa" "comunità", La prima generazione cristiana era cosciente di essere il nuovo popolo di Dio (1 Pietro 2,10); essa ha usato questo termine per esprimere anche la sua situazione di essere chiamata a formare "il popolo di Dio" degli ultimo tempi (v. 1 Corinzi 1,2; Romani 16,1). Calendario
Mesi: nell'Antico Testamento si trovano tracce del calendario dell'antico Israele che faceva cominciare l'anno in autunno (v. Esodo 23,16; Levitico 23,24). Tuttavia, a partire dal VI secolo a.C., è stato utilizzato il calendario babilonese che faceva cominciare l'anno in primavera. I mesi dell'anno sono indicati spesso con il numero d'ordine e talvolta con il loro nome. Così il primo mese, che corrisponde alla seconda metà di marzo e alla prima metà di aprile nel nostro calendario, è citato talvolta come il mese di Abib (nome cananeo) o come il mese di Nisan (nome babilonese). A partire dal primo mese (marzo-aprile), si può facilmente sapere a quale periodo dell'anno corrisponde ciascun mese citato. Il secondo mese, per esempio, corrisponde ad aprile-maggio, il terzo a maggio-giugno e così di seguito. Il mese di Sivan corrisponde al nostro maggio-giugno. Il mese Elul al nostro agosto-settembre. Il mese Casleu al nostro novembre-dicembre. Il mese di Tebet al nostro dicembre-gennaio. Il mese di Sebat al nostro gennaio-febbraio e il mese di Adar al nostro febbraio-marzo. I mesi iniziavano nel giorno della luna nuova. Poiché dodici mesi lunari assommano a soli 354 giorni era necessario aggiungere ogni due o tre anni un tredicesimo mese supplementare (che si chiamava secondo Adar) per far corrispondere il calendario con l'anno solare. Sono gli abitanti della terra di Canaan, che si trovavano in quella zona prima dell'arrivo degli Israeliti. Terra o paese di Canaan è l'antico nome di quella che i Greci chiamarono Palestina (cioè terra dei Filistei). Oltre ai Cananei la Bibbia nomina altre popolazioni come abitanti di Canaan: − gli Amorrei: sono un'antichissima popolazione presente in Palestina e Siria. Nella Bibbia il nome è − gli Ittiti: il nome indica, al di fuori della Bibbia, un popolo dell'Asia Minore che costituì nel secondo millennio a.C. un grande impero che si estendeva dalla Siria alla Mesopotamia. Non è certo se abbia relazione con gli Ittiti di cui parla la Bibbia; − gli Amaleciti: una tribù nomade a sud est della Palestina; − i Perizziti: sono forse gruppi Cananei delle campagne; − i Gergesei: altro gruppo di Cananei; − gli Evei: probabilmente un gruppo di razza non semitica; − gli Gebusei: un gruppo cananeo che abitava a Gerusalemme prima della conquista da parte di Elenchi di queste popolazioni che vivevano in Palestina già prima degli Israeliti si trovano in Genesi 15,19-21; Per la religione dei Cananei v. *Santuario. Circoncidere - circoncisione
E' un rito durante il quale si taglia una parte del prepuzio. E' conosciuto e praticato da molti popoli, ma presso gli Israeliti ha un significato del tutto particolare: è segno dell' *alleanza che Dio ha fatto con il popolo d'Israele Per questo la qualifica di incirconciso è talvolta attribuita a popolazioni nemiche d'Israele. Quest'uso cominciò probabilmente nelle lotte degli Israeliti contro i Filistei (v. 1 Samuele 17,26). In seguito furono chiamati incirconcisi perfino i popoli che, di fatto, praticavano la circoncisione, come ad esempio gli Egiziani (v. Ezechiele 32,38). In alcuni di questi casi, quindi, la nostra traduzione usa espressioni quali "miscredente" o "senza Dio" come equivalenti della qualifica di non circonciso. Città di Davide
E' il nome dato alla fortezza di *Sion, conquistata da Davide e tolta ai *Gebusei (2 Samuele 5,7-9). E' la parte Uno spirito maligno che può fare del male all'uomo e che viene considerato come messaggero al servizio del Nel Nuovo Testamento indica il più diretto avversario di Dio, il tentatore e seduttore degli uomini. E' pure chiamato Beelzebul o Satana (Marco 3, 22-23). Nell'Antico Testamento satana è un nome comune che significa accusatore in un processo, avversario. Nel Libro di Giobbe (2,1) si parla di Satana come di un essere che mette alla prova gli uomini. In 1 Cronache 21,1 Satana sembra già un nome proprio. A poco a poco si sviluppò tra gli Israeliti la concezione di Satana, avversario di Dio, che rende gli uomini schiavi del peccato. Si prepara così il concetto che troviamo nel Stare senza cibo per motivi religiosi, durante un determinato periodo di tempo (Marco 2,18; Atti 13, 2.3). Formavano un gruppo religioso particolare all'interno della religione ebraica, composto soprattutto da laici. Essi erano rappresentanti della pietà popolare e i maestri della Torah (legge). Insegnavano una profonda e amorosa ubbidienza all'insegnamento divino secondo antiche e sempre nuove interpretazioni della parola di Dio. Gesù li accusa di annullare, a volte, la parola di Dio con le loro tradizioni (Marco 7,13). Altrove, però, dice di fare quello che insegnano senza imitare quello che fatto (Matteo 23,3). Tre sono le feste principali degli Israeliti: 1) La festa di Pasqua. Si celebra in primavera, il 14 del mese di Nisan (v. Calendario) e commemora la liberazione degli Israeliti dalla schiavitù d'Egitto (Esodo, 12; Deuteronomio 16, 1-8). E' una delle feste più grandi che gli Israeliti andavano a celebrare a Gerusalemme; così avveniva anche al tempo di Gesù. Ancora oggi il giorno della Pasqua comincia con la festa dei Pani non lievitati, la quale dura sette giorni ed è spesso considerata una sola festa con quella di Pasqua. Si chiama così perché in questa settimana non si usa il lievito per fare il pane (Esodo 12, 14-20). I pani non lievitati sono anche chiamati azzimi. 2) La festa della Mietitura, chiamata anche festa di Pentecoste. Si celebra al termine della mietitura del grano (Esodo 23,16; Levitico 23, 15-21), sette settimane, cioè cinquanta giorni, dopo la Pasqua. Pentecoste è una parola che deriva dal greco e significa "cinquantesimo" (giorno). Talvolta è anche chiamata "festa delle Settimane". 3) La festa del Raccolto. Si celebra in autunno dopo la vendemmia e la raccolta delle ulive e della frutta. Si chiama anche festa delle Capanne (o dei "Tabernacoli") perché gli antichi Israeliti la celebravano abitando per sette giorni sotto capanne di rami e paglia (Neemia 8, 14-18). Accanto a queste tre feste principali l'Antico Testamento conosce anche altre feste di origine più recente, come la festa della Luna nuova all'inizio del mese(v. Calendario) e la festa dei Purim. L'origine di quell'ultima è spiegata in Ester 9,20-32. Per il giorno del Kippur v. "Giorno del perdono". Per i cristiani, la Pasqua celebra la risurrezione di Cristo e la liberazione da lui realizzata (1 Corinzi 5,7); la Pentecoste ricorda che, durante la prima Pentecoste dopo la resurrezione di Cristo, lo *Spirito Santo discese Figlio dell'uomo
Questa espressione, cioè il suo originale ebraico: "ben adam", significa molto spesso semplicemente "uomo". Nella Bibbia indica tanto l'individuo (Ezechiele 2,1) quanto il popolo (Daniele 7,13.18.27) nella loro umile condizione e nella loro futura gloria. Gesù usava questa espressione per indicare se stesso, per dire che egli era stato scelto da Dio come salvatore (Marco 10,45). Questo titolo indica sia l'umile condizione di Gesù nella sua vita terrena (Marco 8,31; Luca 9,58), sia la sua gloria futura (Matteo 25,31; Marco 8,38). Giorno del perdono
Questa festa, una delle più importanti per gli Ebrei, è da loro chiamata "Yom Kippur". Quando ancora non esisteva il *tempio, il *sommo sacerdote offriva il questo giorno il *sacrificio per i peccati del popolo d'Israele (Levitico 16,29-34). Essa è ancora oggi celebrata dagli Ebrei verso la fine di settembre. Nella Lettera agli Ebrei (cc. 9-10) questa festa è presentata come un'immagine del grande giorno della morte e risurrezione di Giorno del Signore
I *profeti avevano annunziato il giorno del Signore (v. Isaia 2,12; Amos 5,18) come un giorno in cui il Signore sarebbe venuto per giudicare definitivamente Israele e le nazioni pagane. Il Nuovo Testamento riprende questa attesa di un giorno definitivo, ma applica l'espressione della venuta gloriosa di Cristo (1 Corinzi 5,5; Filippesi 1,10; ecc.). Secondo le situazioni questo giorno è atteso sia come il giorno del castigo di Dio (Romani 2,5), il giorno del giudizio (Matteo 10,15; 1 Corinzi 3,13), sia come il giorno della liberazione (Efesini 4,30). Giudizio
Con il termine "giudizio" si intende la decisione di Dio sugli uomini in base al loro agire e, spesso, una sentenza negativa (Giacomo 2,13; 5,12). Molte volte il "giudizio" è rappresentato come l'atto finale di Dio sul mondo che non si è convertito a Cristo (Giovanni 12,47-50; Matteo 13,40-43; 25,31-46). Lebbra - lebbroso
Nella Bibbia il termine di solito tradotto con lebbra aveva un significato più ampio di quello che gli diamo noi oggi: indicava varie malattie della pelle oltre la lebbra propriamente detta. Per questo la traduzione usa talvolta parole diverse. Chi era afflitto da una di queste malattie era chiamato lebbroso e considerato Questo termine è la traduzione abituale, ma assai difettosa, della parola ebraica "Torah" che significa "insegnamento". Torah è usato per indicare i primi cinque libri della Bibbia, chiamati anche "libri di Mosè". A volte è pure usato in un senso più generale e indica tutto l'Antico Testamento. Il none significa apparentemente alla tribù di Levi. Tranne isolate eccezioni, tutti i *sacerdoti erano, in questo senso, leviti. Quando l'Antico Testamento parla di leviti, distinguendoli dai sacerdoti, si riferisce quasi sempre a persone della tribù di Levi che aiutavano i sacerdoti nel culto sacrificale oppure esercitavano nel *tempio varie funzioni subordinate (v., ad esempio, Numeri 3,6-10). Alcuni pensano che, prima dei tempi del re Giosia (2 Re 22), molti leviti esercitassero le loro funzioni nei vari *santuari della Palestina al di fuori del tempio di Gerusalemme. E' una sostanza che si aggiunge alla pasta del pane perché fermentino prima di essere messa al forno. Nella Bibbia si parla di lievito come simbolo di qualcosa che penetra e fa cresce e, a volte, nel senso di qualcosa che corrompo (Matteo 16,6; Marco 815; 1 Corinzi 5,6). L'uso del lievito era ed è ancora proibito agli Ebrei durante la settimana di Pasqua, nella quale si mangia soltanto pane senza lievito (Esodo 12,15-20; v. Feste). Maestri della legge
Così sono chiamati coloro che insegnano e interpretano gli insegnamenti della Bibbia ebraica, specialmente i primi cinque libri, che erano chiamati la "Torh di Mosè", o semplicemente "la Torah" o "la legge" (Matteo 2,4; 5,20). In altre traduzioni i maestri della legge possono essere chiamati scribi o dottori della legge. E' il cibo miracoloso che Dio concesse agli Ebrei durante il loro vagare nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto (Esodo 16,14-21; Giosuè 5,12-12): Era simile a un piccolo seme e aveva il sapore di focaccia con miele; era E' la trascrizione di una parola ebraica che significa "unto". L'unzione con l'olio era un modo per indicare che una cosa o una persona era dedicata o consacrata a Dio. L'Antico Testamento parla di unzione talvolta per i *profeti (1 Re 19,16), per i *sacerdoti (Levitico 3,4) e per i re (1 Samuele 10,1; 16,1.13). il titolo di messia si riferisce soprattutto al re per indicare che Dio lo ha scelto. (Per questo, nella traduzione, alle volte, il termine messia è sostituito con le espressioni "re, re consacrato, re che Dio si è scelto"). Messia è soprattutto chiamato il Salvatore annunziato dai profeti dell'Antico Testamento. La parola greca "Cristo" deriva anch'essa da un verbo che significa "ungere" e significa "unto" come l'ebraico messia (Matteo 16,15.20; Atti 2,36). Parabola
Breve racconto o paragone di cui Gesù si serviva per illustrare il suo insegnamento (Matteo 13) e presentarlo in modo più efficace. La parabole fanno parte del modo di parlare di Gesù e dei rabbini del suo Paradiso
Nella traduzione dei rabbini e nel Nuovo Testamento indica il luogo dove si trovano coloro che sono stati salvati (Luce 23,43; 2 Corinzi 12,4). Uomo o ragazzo che custodisce le pecore. Nella bibbia si usa questa parola in senso figurato per indicare i capi del popolo o Dio stesso (Ezechiele 34; Salmo 23). Nel Nuovo Testamento indica Gesù come capo dei suoi discepoli (Giovanni 10,1-219 o coloro che hanno un compito di responsabilità nella Chiesa (Efesini 4,11). Pesi e misure
Le unità di misura nella Bibbia sono diverse dalle nostre e spesso non ne conosciamo più l'esatto valore. Nella traduzione tutte le misure sono state espresse quasi sempre secondo il nostro sistema metrico decimale, con cifre arrotondate perché le equivalenze sono spesso molto approssimative. Le misure principali ai tempi dell'Antico Testamento sono le seguenti: − Lunghezza. La misura base era il cubito, cioè la lunghezza media dell'avambraccio dal gomito alla punta del dito medio. Un cubito conteneva due spanne e sei palmi. In alcuni testi, come in 2 Cronache 3,3, si parla di un cubito antico e, in Ezechiele 40-48, di un cubito lungo. Un cubito in Ezechiele è equivalente a 50 cm e la spanna e il palmo sono in proporzione − Capacità. Sono le misure più numerose e incerte. La misura base per i liquidi era chiamata bat ed è considerata equivalente a 40 litri. Anche per i solidi (ad esempio i cereali) si usavano misure di capacità: la misura base aveva capacità uguale al bat e si chiamava efa. E' usata spesso una misura grande dieci volte l'efa, chiamata comer (oppure cor), che corrispondeva al carico di un asino. Altre misure erano la sea (un terzo di efa), il letek (mezzo cor), lo hin (mezza sea) oltre ad altre usate più raramente o soltanto in certi libri come il Levitico. Nel caso dei solidi la traduzione dà l'equivalente in peso tenendo conto dei − Peso: Sono le misure che conosciamo con maggior precisione. La misura base era il siclo, corrispondente a circa 11 grammi. Esistevano frazioni di siclo (due terzi, un mezzo, un ventesimo). Cinquanta sicli (sessanta in Ezechiele) corrispondono a una mina. Tremila sicli (tremilaseicento in Ezechiele) corrispondono a un talento, equivalente a circa 35 chili. Nel Nuovo Testamento la misura base di lunghezza è ancora il cubito (45-50 cm). Per le distanze si usa lo stadio corrispondente a circa 185 metri. Le misure di capacità sono citate molto raramente. Per i pesi, oltre al talento, è nominata la libbra. Quella romana corrispondeva a poco meno di 350 grammi. Profeta - profetare - profezia
Nella Bibbia il profeta è anzitutto il portavoce di Dio, Colui che comunica al popolo il giudizio di Dio, i suoi ammonimenti e le sue promesse in una determinata situazione storica. La previsione del futuro può anche far parte del messaggio profetico (o profezia), ma non ne è l'essenziale. Specialmente nel periodo più antico profetare o "fare il profeta" può anche indicare uno stato simile all'estasi oppure comportamenti strani che manifestano la forza divina che investe il profeta o, spesso, gruppi di profeti (v., ad esempio, 1 Samuele 10,5-12). (In ebraico, oltre alla parola comunemente usata per indicare il profeta, se ne possono trovare altre meno frequenti: ad esempio veggente, uomo che ha visioni, uomo di Dio. Talvolta questi termini sono stati mantenuti nella traduzione, altre volte si è usato al loro posto il nome profeta). Il messaggio di alcuni profeti è stato conservato nei libri della Bibbia che portano il loro nome (Isaia, Geremia, ecc.); di altri abbiamo notizie soprattutto in quei libri biblici che il canone ebraico chiama "Profeti anteriori". Nella Bibbia si parla anche di profeti che pretendono falsamente di comunicare un messaggio da parte di Dio Nel Nuovo Testamento il titolo di profeta è attribuito a Giovanni il Battezzatore, a Gesù e ad alcuni membri della Chiesa che parlano sotto l'impulso dello *Spirito di Dio per esortare o comunicare una rivelazione. Puro - purificare - purificazione
Per l'Antico Testamento se un uomo voleva essere in comunione con Dio e partecipare al culto e alla preghiera doveva essere in stato di purità. Le cause di impurità era numerose: mangiare cibi proibiti (Levitico 11), il contatto con un morto (Numeri 19,1-22) o con un pagano (Atti degli Apostoli 10,1-11.18), un rapporto sessuale (Levitico 12,2), malattie come la *lebbra (Levitico 13,3), ecc. Ma questa impurità poteva scomparire con un rito di purificazione (Levitico 12,6-8; 14,1-32: ecc.). Regno dei morti
Con questo termine gli Israeliti indicavano il luogo sotterraneo dove venivano radunati dopo la loro morte tutti i defunti di ogni paese (v. Ezechiele 32,19-30; Giobbe 3,13-19; 30,23). Altra traduzione Mondo dei morti. Regno di Dio - Regno dei cieli
Il Nuovo Testamento non definisce mai l'espressione assai frequente di Regno di Dio. Secondo il contesto essa si riferisce o al fatto che Dio è re o all'esercizio della sua regalità. Questa regalità di Dio alcune volte sembra una realtà attuale, connessa con la persona di Gesù (Matteo 12,28; Luca 17,21), altre volte una realtà futura (Marco 9,1; Luca 22,30; v. anche 1 Corinzi 6,9-10; 15,50). L'espressione Regno dei cieli propria di Matteo, è sinonimo di Regno di Dio. Matteo si adegua in questo caso all'uso degli Ebrei che evitano di pronunziare il nome di Dio. Il sabato è il settimo giorno della settimana ebraica. In questo giorno consacrato a Dio (Genesi 2,3) è proibito qualunque lavoro (Esodo 20,8-11). Sacerdote - sacerdozio
Nell'Antico Testamento il sacerdote è la persona che, durante il culto, presta servizio nel *santuario, soprattutto nell'offrire *sacrfici a nome dell'intera comunità. Tranne, forse, qualche eccezione in epoca antica, per essere sacerdoti era necessario far parte di un determinato gruppo di famiglie appartenenti alla tribù di Levi (v. *Levita). Per il servizio nel *tempio di Gerusalemme, i sacerdoti erano divisi in gruppi, ciascuno con incarichi particolari: il loro capo, specialmente nel periodo più recente, viene chiamato *sommo sacerdote. Quando il Nuovo Testamento parla di sacerdoti si riferisce sempre o ai sacerdoti pagati (Atti 14,13) oppure ai sacerdoti degli Israeliti (Luca 1,5; Giovanni 1,19; ecc;). Questi ultimi prestavano servizio soltanto nel tempio di Gerusalemme. La Lettera agli Ebrei parla di Cristo come unico e sommo sacerdote. Nel Nuovo Testamento si attribuisce a tutti i cristiani il termine sacerdoti (Apocalisse 1,6; 5,10; ecc.; v. che 1 Pietro 2,9). Sacrificio
Nell'antichità il sacrificio era uno dei modi principali per onorare Dio. Nella Bibbia il sacrificio indica un dono fatto a Dio. Si offrivano in sacrificio sia animali sia offerte vegetali, come olio, vino, farina, focacce o anche incenso o profumi. Il sacrificio veniva offerto sull*altare, solitamente in un *santuario e con la partecipazione dei *sacerdoti. Anticamente i santuari in cui gli Israeliti offrivano i loro sacrifici erano molti. Il capitolo 12 del Deuteronomio ordina che i sacrifici si compiano nel *tempio di Gerusalemme. Questa norma fu rispettata soprattutto dal tempo del re Giosia in poi (v. 2 Re 22). L'Antico Testamento ricorda vari tipi di sacrifici. I principali sono: − sacrificio completo: tutte le parti dell'animale o della cosa offerta venivano interamente bruciate. Questo sacrificio viene anche chiamato olocausto; − il Banchetto sacro: era un sacrificio offerto per allacciare o ripristinare una giusta relazione con Dio, Sull'altare veniva bruciata soltanto una parte dell’animale o dell'offerta, mentre il resto, era mangiato o dall’offerente o dai sacerdoti. Speso veniva celebrato come sacrificio di ringraziamento. Talvolta è chiamato anche sacrificio pacifico o sacrificio di comunione; − sacrificio per il perdono dei peccati. in esso era importante il sangue, che era considerato la sede della Spesso si celebravano insieme vari tipi di sacrifici: per questo, talvolta, questa traduzione riassume il loro elenco con l'espressione "vari sacrifici". Secondo il Nuovo Testamento Gesù, con la sua morte in croce, "ha offerto se stesso una volta per sempre e ha compiuto la volontà di Dio; per questo Dio ci ha liberati dalle colpe e ci ha resi santi" (Ebrei 10,10). Sadducei
Uomini di un gruppo religioso-politico di tendenza conservatrice, composto soprattutto di *sacerdoti. Per molti aspetti l'insegnamento dei sadducei era diverso da quello dei *farisei (Atti 23,8). Samaritani
Quando il regno d'Israele, situato a nord di quello di Giuda, fu conquistato con la sua capitale Samaria dagli Assiri nel 721 a.C., una piccola parte di Israeliti non fu deportata e con essa si mescolarono altre popolazioni che gli Assiri trasferirono nella regione. Nacque così una popolazione mista per provenienza e per tradizioni religiose: i Samaritani. Più tardi essi ostacolarono i progetti dei rimpatriati dall'esilio a Babilonia, accolsero come sacri solo i cinque libri della *legge e, infine, si fecero un loro *santuario sul monte Garizim. Tutto ciò spiega perché, anche ai tempi del Nuovo Testamento, Israeliti e Samaritani polemizzano tra loro per motivi politici, morali e religiosi (Luca 9,51-56; Giovanni 4,9). Santuario
Indica uno spazio sacro riservato a Dio e al suo culto. La parola si riferisce molte volte al *tempio di Gerusalemme (v. *Tempio), alcune altre all'abitazione celeste di Dio (ad esempio Salmo 102,20). In molti casi, però, santuario indica uno degli altri luoghi sacri degli Israeliti (ad esempio Betel, Silo, ecc.) oppure luoghi di culto delle popolazioni non israelitiche. Sono importanti quelli che vengono di solito chiamati santuari sulle colline (in alcune traduzioni possono essere detti, ad esempio "alti luoghi" o "alture"). Si tratta di piccoli rilievi del terreno, naturali o artificiali, sui quali praticavano già il culto le popolazioni cananee. Anche gli Israeliti, soprattutto prima dell'epoca del re Giosia (2 Re 22), avevano santuario di questo tipo, dedicati a Dio. A causa di alcune somiglianze con i santuari dei Cananei, essi rappresentavano un pericolo di idolatria. Per questo il culto nei santuari sulle colline è spesso condannato soprattutto dai *profeti. Infatti i Cananei praticavano nei loco santuari riti per ottenere dagli dei il dono della fecondità con la partecipazione di prostitute addette al santuario. Inoltre collocavano i questi santuari normalmente all'aperto presso un grande albero, simbolo delle loro divinità: un palo che significa la dea Astarte o Asera e una stele Il termine Servo nella Bibbia è dato a coloro che sono chiamati da Dio a collaborare più strettamente con lui. E' un titolo dato a uomini a cui è affidata una missione particolare riguardi del popolo eletto. E' spesso attribuito a Mosè come mediatore dell' *alleanza (Esodo 14,31), a Davide, tipo del re messianico (2 Samuele 7,8); ai patriarchi: Abramo (Genesi 26,24), Isacco (Genesi 24,14). E' applicato ai *profeti che hanno la missione di conservare l'alleanza (Amos 3,7; Geremia 7,25; ecc.). Viene poi dato a quel misterioso personaggio che nel libro di Isaia è chiamato "il servo del Signore". Infine allo stesso Gesù per annunziare il mistero della sua morte (Atti 3,13.18) e agli apostoli, come Paolo (Romani 1,1), che sono chiamati "servi di Sinagoga
Edificio dove, in ogni città o villaggio, gli Ebrei si riuniscono per celebrare il loro culto. Durante la settimana può essere anche usato come aula scolastica dei fanciulli o come centro sociale. Le prime sinagoghe sorsero durante l'esilio a Babilonia. La parola significa: assemblea, riunione. Sion - città di Sion - monte Sion
Altro nome di Gerusalemme. Inizialmente indicava soltanto la collina a sud est, sulla quale era costruita la prima Gerusalemme che la Bibbia ricorda (2 Samuele 5,7; 1 Cronache 11,5; v. *Città di Davide). in Seguito il nome indicò anche il monte più a nord sul quale fu costruito il *Tempio (v. Salmo 48,3) e, infine con l'estendersi delle città anche a ovest, Sion indicò tutta Gerusalemme. Sommo sacerdote
Era il *sacerdote che ricopriva la più alta carica della gerarchia giudaica dei sacerdoti. Presiedeva le assemblee del Sinedrio. Una volta all'anno (il grande giorno del perdono dei peccato, v. Levitico 16), entrava nel luogo santissimo del *tempio e offriva un *sacrificio per se stesso e per i peccati del popolo d'Israele. Spirito - Spirito Santo
Nel suo significato più semplice, la parola ebraica corrispondente a spirito viene usata nell'Antico Testamento per indicare soprattutto il vento. Il vento può essere, considerato messaggero di Dio o manifestazione della sua potenza (Genesi 1,2; Geremia 10,13). Spirito è anche il respiro dell'uomo, segno della vita datagli da Dio (Salmo 143,7). Lo Spirito di Dio è la potenza con cui Dio opera ed è particolarmente presente in tutti coloro che hanno ricevuto da Dio una missione, ad esempio i *profeti (Michea 3,8). Talvolta, nell'Antico Testamento, lo spirito è presentato come una forza mandata da Dio anche quando produce confusione o disorientamento come, ad esempio, nel caso del "cattivo spirito" che viene su Saul (1 Samuele 18,10). Nel Messia lo Spirito di Dio è presente in modo specialissimo; anzi è proprio per questa perfetta presenza dello Spirito che il Messia è in grado di compiere la sua missione (Isaia 42,1; Marco 1,8). I profeti hanno annunziato il dono dello Spirito a tutto il popolo (Ezechiele 36,27; Gioele 3). Il giorno di Pentecoste lo Spirito scende sulla prima comunità dei *discepoli (Atti 2,14). Lo Spirito dona la fede in Cristo (1 Corinzi 12,3) e arricchisce i credenti con i suoi doni. Quando non è accompagnata ad altre specificazioni, questa parola indica il tempio di Gerusalemme. Esso fu costruito dal re Salomone a metà del X secolo a. C. fu distrutto nel 587 a.C. dai Babilonesi. I rimpatriati dall’esilio ricostruirono il tempio in forma probabilmente più modesta. Dopo varie vicende, Erode il Grande ne decise il rifacimento nel 20 a.C. I lavori terminarono solo nel 64 d.C., poco prima della distruzione per opera dei Romani, che avvenne nell’anno 70 d.C. Il tempio di Salomone era un edificio rettangolare diviso in tre parti: l’atrio, la grande sala centrale o *santuario, e il luogo santissimo. All'esterno si trovava l' *altare per i *sacrifici, nella sala centrale l'altare per l'incenso, le tavole per i pani e i candelabri. Nel luogo santissimo era conservata l'arca dell'alleanza sormontata dalle figure dei cherubini. In questo luogo entrava soltanto il *sommo sacerdote una volta all'anno nel *giorno del perdono. Il tempio di Gerusalemme era considerato come il luogo nel quale Dio, "che né i cieli né l'universo possono contenere, ha scelto di manifestare la sua presenza" (1 Re 8,27). Per questo il tempio doveva essere l'unico santuario del popolo d'Israele. V. *Sacrificio, *Santuario, *Tenda dell'incontro. Tenda dell'incontro
Era il *santuario trasportabile del popolo d'Israele durante il periodo i cui gli Israeliti vivevano ancora nel deserto; la tenda in cui Dio si incontrava con Mosè (Esodo 33,7-11). Veniva considerata come il luogo privilegiato della presenza di Dio i mezzo al suo popolo Tradizione
Con questo termine si intendono tutte le norme da lungo tempo entrate nelle abitudini sociali e religiose. Gesù le chiama "tradizioni degli uomini", quando sono tradizioni contrarie alla *legge data da Dio (Matteo 1,1- Il termine significa "bella notizia", "lieto messaggio", "lieto annunzio". Il contenuto di questo messaggio è la venuta del *regno per mezzo di Gesù Cristo. Si fa uso di questo termine per indicare il messaggio di Gesù; solo più tardi, passa a indicare i libri che lo contengono. Uno che appartiene al movimento di resistenza palestinese contro i Romani. Siccome due dei discepoli di Gesù si chiamavano Simone, per distinguerli uno è detto "Simone del partito degli zeloti" (Marco 3,18; Matteo

Source: http://www.unionecatechisti.it/Catechesi/Schede/StorSal/SdS10.pdf

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